I problemi emotivi sono spiegati nella psicoterapia cognitiva come pensieri negativi di tipo catastrofico. Ad esempio, il timore delle situazioni sociali è retto dalla convinzione di essere poco simpatici e poco attraenti. Tuttavia non è sempre così semplice. A volte, la catena di pensieri che non ci aiutano a affrontare le situazioni è più complessa. Il problema può essere ad esempio la mancanza d laternative valide alla propria visione di sé negativa. Oppure l’alternativa c’è, ma può essere peggio.
Per esempio, nel caso di una paziente timida può saltare fuori che l’alternativa al saper stare con gli altri e al parlare in pubblico implica anche falsità, inautenticità e perfino arroganza. Ne consegue che per lei il contrario di “timido” è “arrogante”. In tal modo la paziente è paralizzata da un dilemma in cui entrambe le alternative sono negative.
paziente: Il mio problema è parlare in pubblico. Ogni volta è difficile.
terapeuta: Riflettiamo. Può darsi che lei percepisca nel parlare in pubblico qualche aspetto che lei disapprova. Cosa significa per lei questo? C’è qualche significato negativo nel parlare in pubblico?
paziente: Per la verità talvolta mi sorprendo a pensare che chi sa parlare bene in pubblico è anche una persona falsa.
terapeuta: Intende dire che nel suo problema c’è anche qualcosa che le piace? Qualcosa che glielo fa preferire?
paziente: Be’, qualcuno che sa parlare in pubblico è anche qualcuno che recita. Un politico. E forse è anche una persona un po’ arrogante, dietro il suo sorriso accattivante. Oggi ho letto sul giornale una vecchia dichiarazione del presidente Reagan. Diceva più o meno che ogni politico dovrebbe aver fatto l’attore.
Di conseguenza, la paziente finisce per temere l’esito positivo della terapia e quasi per evitarlo. La paziente teme l’impegno a stare meglio?