Il propone la terapia cognitivo-comportamentale, un trattamento psicologico di provata efficacia soprattutto per alcuni disturbi emotivi: ansia (e i suoi vari sottotipi: disturbi di panico, fobia sociale, ansia generalizzata, disturbo ossessivo compulsivo, disturbo post-traumatico da stress) e depressione. Quando si dice che la terapia cognitivo-comportamentale è efficace si intende che essa è stata testata in studi scientifici controllati dotati della stessa rigorosità di quelli effettuati per le terapie farmacologiche.
Ma come funziona questo trattamento? La terapia cognitivo-comportamentale agisce sui pensieri più immediati e automatici che precedono di un attimo e accompagnano le nostre sofferenze emotive. Secondo la teoria cognitiva, il malessere psicologico dipende spesso da ciò che pensiamo. Si tratta di idee che balenano per un attimo nella nostra mente, noi cognitivisti le chiamiamo “pensieri automatici” e che poi ci rimangono dentro come quei motivetti che ascoltiamo alla radio e che continuiamo a canticchiare quasi inconsapevolemente.
Questi pensieri li diamo per scontati, non li mettiamo in discussione, diamo per garantito che siano veri. Insomma, ci crediamo. E così, se siamo ansiosi e impauriti, pensiamo e quindi crediamo che ci sta per accadere qualche sciagura, o che siamo persone fragili. Se siamo tristi e depressi, pensiamo e quindi automaticamente crediamo che la nostra vita sia andata in malora, che non ci sia più niente da fare per trovare un lavoro o degli amici o salvare il nostro matrimonio. E così via.
Ma non è così, o non è necessariamente così. A questi pensieri automatici, anche se non inconsci, siamo così abituati che ne siamo diventati inconsapevoli. E in questo modo abbiamo dimenticato che sono solo pensieri. Li consideriamo fatti, oggetti, cose che non possono essere modificate e che sono di per sé vere, solo perché da sole ci vengono in mente e perché così siamo abituati. E infatti sono abitudini, abitudini mentali che sono diventate il nostro carattere. Ma non è così. Possiamo ripensare a fondo questi pensieri e cambiarli. E dopo averli cambiati cambieranno le nostra emozioni, anche quelle più dolorose: l’ansia e la depressione. Così funziona la terapia cognitivo-comportamentale.
La terapia cognitivo-comportamentale è stata descritta per la prima volta Albert Ellis (1962) e Aaron T. Beck (1964). Essa si articola in protocolli di terapia: procedure dettagliate e formalizzate di psicoterapia per disturbi specifici, da applicare come se si trattasse di farmaci. E come per i farmaci è stata verificata la loro efficacia per vari disturbi psicologici: la depressione e l’ansia (Beck, Rush, Shaw, Emery, 1979; Beck, Emery, Greenberg, 1985), il disturbo di panico (Clark, 1986), la fobia sociale (Clark, Wells, 1995), il disturbo post-traumatico da stress (Elhers, Clark, 2000) e il disturbo ossessivo-compulsivo (Salkovskis, 1985).
Bibliografia:
Beck, A.T (1964), “Thinking and depression: 2. Theory and therapy”. In Archives of General Psychiatry, 10, pp. 561-571.
Beck, A.T., Emery, G., Greenberg, R. (1985), L’ansia e le fobie. Una prospettiva cognitiva. Tr. it. Astrolabio, Roma, 1988.
Beck, A.T., Rush, A.J., Shaw, B.F., Emery, G. (1979), Terapia cognitiva della depressione. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino, 1987.
Clark, D. M. (1986), “A cognitive approach to panic disorder”. In Behaviour Research and Therapy, 24, pp. 461–70.
Clark, D. M., Wells, A. (1995), “A cognitive model of social phobia”. In Heimberg, R.G., Liebowitz, M., Hope, D., Scheier, F. (a cura di), Social Phobia: Diagnosis, Assessment, and treatment. Guilford, New York, pp. 69–93.
Ehlers, A., Clark, D. M. (2000). “A cognitive model of posttraumatic stress disorder”. In Behaviour Research and Therapy, 38, pp. 319-345.
Ellis, A. (1962), Ragione ed emozione in psicoterapia. Tr. it. Astrolabio, Roma 1989.
Salkovskis, P. M. (1985), “Obsessional-compulsive problems: a cognitive behavioural analysis”. In Behaviour Research and Therapy, 23, pp. 571-583.